VASTO – A Punta Penna, precisamente nel tratto di mare a nord del porto di Vasto, sono spiaggiati sette capodogli. I cetacei, che avrebbero perso l’orientamento nell’Adriatico, appartengono a un gruppo gia’ monitorato davanti la Croazia di recente. Tre di loro non ce l’hanno fatta a sopravvivere, gli altri quattro si sono ritrovati in grande difficolta’ nel fondale basso di Punta Penna, ma alla fine sono stati salvati.
Si tratta di mammiferi molto grandi, di 3-4 metri di lunghezza per un peso che puo’ arrivare alla tonnellata. La Guardia Costiera ha attivato la logistica dei soccorsi, molto delicati vista la mole e la natura dei cetacei che soffrono i rumori esterni. “Abbiamo allertato il Centro Emergenza Cetacei di Padova, sono arrivati i nostri sommozzatori di San Benedetto del Tronto e sul posto abbiamo creato un cordone di sicurezza per tenere al sicuro da rumori e agenti esterni i capodogli”, ha detto il comandante della Guardia Costiera di Vasto, Giuliano D’Urso.
Volontari e guardia costiera sono riusciti a imbracare quattro capodogli riportandoli al largo. Gli altri tre sono morti. La guardia costiera si è mobilitata con quattro natanti.
Sono arrivati sul posto anche i sommozzatori della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto. Tra volontari e operatori della Guardia Costiera sono state circa 50 le persone impegnate nel tirare le fasce con cui i cetacei sono stati cinti per tentare di liberarli dalle sabbie dove erano rimasti intrappolati.
“E’ probabile che i capodogli si siano persi nel mar Adriatico: non e’ un fenomeno frequente, dal 1500 a oggi abbiamo contato una decina di casi, l’ultimo nel 2009. Faremo l’autopsia dei cetacei morti per capire i motivi del decesso”. E’ quanto ha dichiarato Sandro Marzariol, coordinatore della task force del ministero dell’Ambiente che opera in questi casi, il Cert (Cetaceans Emergency Response Team). “Sono mammiferi stanziali nel mar Mediterraneo, vivono tra il mar Ligure e lo Ionio, arrivando a profondita’ anche di 3000 metri: quando entrano nell’Adriatico – ha spiegato – e’ come se finissero in un ‘cul de sac’ dal quale non riescono ad uscire. Quelli spiaggiati a Vasto con molta probabilita’ sono animali adolescenti, tra i 15 e i 20 anni, che si muovono in gruppo”, ha aggiunto Marzariol, ricercatore dell’universita’ di Padova che sta arrivando con il suo team in Abruzzo per analizzare il caso.
“Si orientano con il sonar – ha detto – ed e’ plausibile che il segnale inviato in corrispondenza della spiaggia di Punta Penna sia stato assorbito e non restituito, facendo perdere il senso dell’orientamento ai cetacei. Le operazioni di salvataggio sono molto difficili perche’ una volta spiaggiati le possibilita’ di salvataggio sono molto poche, si tratta di animali tra i 5 e i 10 metri di lunghezza, dal peso di circa una tonnellata. Faremo un’autopsia dei cetacei morti, per indagare le cause del decesso, se dipendono da fattori interni, come supponiamo e come i precedenti spiaggiamenti ci portano a pensare, o da agenti esterni. Per i risultati occorrera’ un anno, sono animali molto grandi e poco conosciuti”, ha aggiunto Marziarol. Le analisi saranno effettuate in collaborazione con l’istituto Zooprofilattico di Torino.