PESCARA – Dicevano di essere dei trader professionisti. Niente di tutto ciò. In realtà erano solo dei truffatori i componenti di una organizzazione criminale internazionale che ha preso di mira anche monsignor Francesco Cuccarese, già Arcivescovo di Pescara – Penne, legale rappresentante della Fondazione benefica Ivec (In Veritate et Charitate), e presto anche lo Ior. La banda, guidata da un pescarese, S.A.E., 43enne nato in Argentina e residente nel capoluogo adriatico, e’ stata scoperta dalla squadra mobile, che ha proceduto ad una serie di sequestri e denunciato sette persone per associazione per delinquere finalizzata alla perpetrazione di truffe.
Il primo aprile 2010 Cuccarese (non indagato) ha ricevuto in donazione da S.A.E. per la Fondazione I.V.E.C., venti titoli messicani della Deuda Bancaria Publica de la Tesoreria de la Federacion Mexicana, emessi nel 1930. Attraverso una serie di documenti (falsi), i titoli donati alla Fondazione sono stati spacciati per milionari: ciascuno aveva, ma solo sulla carta, un valore di oltre 45 milioni di dollari americani, per un totale di oltre 900 milioni di dollari americani. I titoli sarebbero stati utilizzati dalla Fondazione come garanzia per ottenere un finanziamento dallo I.O.R. per dar vita ad opere umanitarie. Lo dimostra una lettera, datata 23 marzo 2010, con cui Mons. Cuccarese informava il presidente e il direttore dello I.O.R. (anche loro estranei all’indagine) che alcuni amici benefattori avevano donato alla Fondazione dei titoli del tesoro messicani, del valore di alcune decine di milioni di dollari, per promuovere, tra l’altro, la costruzione di un ospedale pediatrico in Palestina.
Con quella lettera l’alto prelato chiedeva per l’appunto allo I.O.R. di poter ricevere un finanziamento in favore della Fondazione I.V.E.C. Le indagini della mobile (il sostituto procuratore che si e’ occupato del caso e’ Gennaro Varone) hanno consentito di scoprire che i titoli avevano un valore risibile e proprio l’intervento della polizia, con il sequestro dei titoli stessi, ha permesso di far saltare l’affare con lo I.O.R..
Le indagini sono cominciate dopo aver studiato gli atti relativi a questa vicenda, acquisiti presso un noto studio notarile della citta’ sul finire del novembre del 2011. Gli accertamenti hanno consentito non solo di sventare l’operazione che avrebbe interessato lo I.O.R. ma anche altri raggiri, considerato che i truffatori hanno cercato di piazzare titoli presso istituti finanziari oltre confine in modo da ottenere immediate aperture di linee di credito. Gli indagati hanno tentato di negoziare falsi titoli milionari in Svizzera e in Messico, ma, come nella tentata truffa all’Istituto per le Opere Religiose, la operazione non e’ andata a buon fine grazie ad altri sequestri effettuati dalla mobile.
Gli altri indagati sono quattro messicani, un venezuelano e una commercialista barese, C.M., di 60 anni. La banda aveva intenzione di realizzare truffe ai danni di istituti di credito internazionali con l’obiettivo di accedere a programmi di investimento ad alto rendimento ottenendo delle aperture di credito e quindi degli anticipi consistenti utilizzando, come garanzia, dei titoli di stato esteri che avevano solo all’apparenza valore milionario. Si trattava, come ha appurato la mobile, di titoli fuori corso dal valore puramente numismatico, non oltre 1.500 euro l’uno. Per quanto riguarda i titoli donati alla I.V.E.C. sono stati trovati a Roma nella disponibilita’ di una persona di fiducia di Cuccarese, L.C., di 67 anni (non indagato), con altra documentazione che comprovava l’ingente presunto valore dei titoli stessi.
In mezzo a queste carte, poi risultate false, anche una lettera della Shcp, cioe’ il ministero delle Finanze del Credito pubblico messicano, per attestare che i buoni del 1930 (derivanti da una precedente donazione avvenuta in Messico a seguito di eredita’) valevano 45 milioni di dollari americani ciascuno. Ottenendo un finanziamento della I.O.R. con questi titoli la Ivec avrebbe portato avanti opere umanitarie, tra cui la costruzione di un ospedale pediatrico in Palestina. Gli accertamenti sulla documentazione acquisita hanno consentito di appurare che il valore dei titoli donati alla Fondazione era di natura numismatica o collezionistica, essendo semplicemente titoli storici.
Se in alcuni casi i sequestri di titoli (americani, argentini, russi, messicani, cinesi, russi) hanno bloccato e fatto sfumare gli affari del gruppo, due raggiri sono stati consumati, ai danni di un pescarese e un chietino, che hanno consegnato rispettivamente 5.000 e 2.600 euro ai finti trader nella convinzione di partecipare a un investimento redditizio e si sono visti portare via il denaro. Gli ultimi sequestri, ha fatto notare Muriana, sono stati eseguiti ad agosto il che vuol dire che l’organizzazione era ancora attiva e si e’ scoperto, tra l’altro, che gli stessi titoli venivano utilizzati piu’ volte, facendo risultare che erano oggetto di eredita’ diverse. E’ stata interessata anche l’Interpol e sono state ascoltate a lungo le conversazioni degli indagati, che sembravano esperti di finanza. S.A.E. all’atto del controllo era pronto a partire per Tokio.