ROMA – Lotta senza quartiere per recuperare le risorse ovunque esse siano, «in Svizzera o nei paradisi fiscali». Enrico Letta lancia la nuova crociata contro i “furbetti” del fisco. Il messaggio non ammette fraintendimenti: «Gli italiani che hanno portato i soldi all’estero devono sapere che il clima è cambiato e che conviene anche a loro riportare i soldi in Italia perché la situazione internazionale non consente più di avere le coperture che hanno avuto finora».
«Nel nostro paese le tasse sono troppo alte perché non tutti le pagano», spiega Letta all’Agenzia delle Entrate. Il premier ribadisce poi «l’impegno a usare tutti i soldi che verranno dalla lotta all’evasione per abbassare la pressione fiscale». «Se ci si chiede perché l’Italia è un Paese poco competitivo – spiega – , rispondo perché l’economia in nero è così quantitativamente importante. Distorce la concorrenza e crea inefficienza». Parlando ai dipendenti delle Entrate, il premier ha ricordato gli errori commessi nel passato: «Fin dall’inizio il nostro Paese sul tema del lassismo nei confronti di evasione e elusione non ha purtroppo parlato una lingua che fosse effettivamente efficace: soltanto da non molto tempo si è cominciato a operare con il senso dell’urgenza e dell’impossibilità di perdere tempo».
Il ministero dell’Economia ha predisposto con l’Agenzia delle Entrate e con la Guardia di finanza «un libro bianco che cercherà di spiegare cos’è la lotta all’evasione e perché bisogna farla». L’annuncio lo ha dato Fabrizio Saccomanni, auspicando di poterlo rendere pubblico «nelle prossime settimane o subito dopo le vacanze, anche come testimonianza del lavoro dei dipendenti dell’Agenzia delle Entrate» per il quale ha espresso «massimo ringraziamento». Il ministro ha spiegato che «anche la Svizzera è oggi pronta a cooperare alla lotta all’evasione». C’è «crescente consenso internazionale alla lotta all’evasione, all’elusione e all’erosione fiscale». Fenomeni «che dobbiamo aggredire. Anni fa l’Italia era isolata, ma oggi c’è una sostanziale identità di vedute nel G20».