ROMA – Paolo Sorrentino trionfa a Hollywood e riporta l’Oscar in Italia dopo quindici anni. Pronostici rispettati, verdetto emozionante: “La grande bellezza” ha vinto la statuetta come miglior film straniero, battendo concorrenti agguerriti come “Il sospetto” e “Alabama Monroe”. Il regista, che in America paragonano a Fellini, entra nella storia e il cinema italiano si rilancia a livello internazionale.
I ringraziamenti. Visibilmente commosso, Sorrentino ha ritirato il premio dicendo in inglese: “Okay, ringrazio l’Academy, Toni (Servillo, n.d.r.), Nicola (Giuliano, il produttore), gli altri produttori, la troupe. E le mie fonti di ispirazione: Fellini, i Talnkin Heads, Scorsese e Maradona”. Il regista ha poi ringraziato Roma, la città cui il film è dedicato, e Napoli dov’è nato 43 anni fa ma anche “le mie personali grandi bellezze: Daniela, Anna e Carlo”, cioè la moglie e i figli, e i suoceri.
Erano quindici anni che l’Italia non vinceva l’Oscar: l’ultimo, nel 1999, è andato a “La vita è bella” di Benigni, che di statuette ne prese addirittura tre. Ed era dal 2006 , l’anno di “La bestia nel cuore”, che un film italiano non entrava in finale. La notizia della vittoria di Sorrentino è stata accolta da un urlo di gioia da parte della comunità italiana in trasferta a Los Angeles e riunita nella casa del console Giuseppe Perrone per seguire la diretta tv. In sala con il regista, nel Dolby Theatre, c’erano Servillo , lo sceneggiatore Umberto Contarello, e i produttori Giuliano, Cima, Prestieri, Giampaolo Letta di Medusa. A casa del console hanno aspettato il verdetto, incollati alla tv, i figli del regista e quelli di Servillo. E gli altri che hanno contribuito al successo della “Grande bellezza”: l’attrice Anita Kravos, il musicista Lele Marchitelli, Mario Spedaletti di Medusa, il coproduttore per la Francia Fabio Conversi, amici come Jasmine Trinca e Nastassja Kinski.
Il miglior film dell’86mo Oscar è “12 anni schiavo”, com’era ampiamente previsto. La cruda epopea sullo schiavismo, diretta da Steve Mc Queen, ha incantato i giurati dell’Academy . Il film aveva nove candidature, ha vinto tre statuette. A ringraziare sono stati il produttore Brad Pitt e il regista che ha raccontato la storia vera di Solmon Northrup, un uomo di colore ingiustamente ridotto in schiavitù nell’Ottocento. “Il messaggio che ci lascia è che non solo si ha il diritto di sopravvivere ma di vivere”, ha detto il regista, che ha dedicato il premio a quelli che hanno sofferto e cnora soffrono per la mancanza della libertà.
Premiato come miglior attore Matthew McConaughey che in “Dallas Buyers Club” fa il malato di Aids, dimagrito di 22 chili. La migliore attrice è Cate Blanchett per il ruolo della fragile e nevrotica “Blue Jasmine”: Cate ha reso omaggio alle colleghe sconfitte. Alfonso Cuaròn ha vinto l’Oscar per la regia di “Gravity e ha dedicato il premio ai colleghi messicani Inarritu e Del Toro e alla moglie seduta in platea. La migliore attrice non protagonista è Lupita Nyong’o che in “12 anni schiavo” interpreta la schiava frustata, il miglior attore non protagonista è Jared Leto, il travestito di “Dallas Buyers Club”.
Il vero sconfitto di questa edizione è“American Hustle”: aveva dieci candidature ma è rimasto a bocca asciutta. Niente anche per “Il lupo di Wall Street”, in finale con cinque nomination. Battuto anche Bono con la canzone “Ordinary Love” scritta per il film su Mandela: i giurati dell’Academy hanno preferito il brano di “Frozen”.