PESCARA – Sabato c’è la Juve, ma Christian Bucchi non si dà per vinto. Prima della gara col Parma si era detto sicuro di vincere ma poi non è andata così. “La colpa è mia – dice – perché evidentemente non sono riuscito a trasmettere quel che volevo. Ma mi è sembrata una squadra rassegnata ed è una cosa che non tollero e non accetto: sarebbe inaccettabile anche quando saremo matematicamente retrocessi.Quando giocavo ad Ancona eravamo una squadra di cani randagi: eravamo vivi e facevamo anche risultati, da retrocessi abbiamo fatto retrocedere l’Empoli e fatto perdere l’Uefa al Bologna. Avevamo perso la categoria ma non la nostra dignità di uomini e calciatori”.
Il mister sul futuro della squadra è stato molto chiaro: “D’ora in poi giocherà solo chi se la sente. Non escludo nulla. Se vedrò che qualcuno ha mollato, chiamerò a giocare, se ci sarà bisogno, anche i ragazzini. Voglio gente che corre e che dà l’anima: possiamo perdere anche 50-0, ma dopo aver dato tutto”.
“Si può lavorare tecnicamente e tatticamente, ma ci sono cose che non si allenano – ha proseguito l’allenatore biancazzurro – Il carattere o l’hai oppure no, non lo puoi modificare a comando con un interruttore e spero questi ragazzi lo abbiano. O molli o reagisci, io da parte mia non ho un motivo solo per mollare: ora vedremo loro. Mi auguro che questi ragazzi faranno la Champions, ma non so quanti di loro faranno ancora la A. Hai ancora otto partite da fare con voglia per meritarsela l’anno prossimo, solo in 400 ci giocheranno nelle varie rose”.