ROMA – Il riconoscimento dello Stato della Palestina arriva in Parlamento. A proporre il tema ci hanno pensato tre mozioni firmate da M5S, Psi e Sel, ma anche il Pd sembra pronto a votare favorevolmente. «Il governo italiano riconosca lo Stato di Palestina, affinché possano così ripartire i negoziati per arrivare «alla soluzione due popoli, due Stati» chiedono i due provvedimenti. I parlamentari del M5S delle Commissioni Esteri e Difesa spiegano che «il riconoscimento dello Stato di Palestina è l’unica via per restituire alla pace in Medio Oriente una possibilità. Non ha importanza quale mozione sarà approvata, se la nostra, a prima firma Gianluca Rizzo, o quella di Sel e Psi. Questa volta ciò che conta è l’obiettivo, ovvero restituire al popolo palestinese i suoi diritti. L’auspicio è che il Partito Democratico, anche in questa circostanza, non volti le spalle».
Sul tema il Pd ha riunito il gruppo della Camera alle 15,30 per fare il punto. Alla riunione verrà illustrato il testo che il responsabile Esteri del partito Enzo Amendola ha messo a punto in cui si esplicita il riconoscimento dello Stato della Palestina. Il punto, però, è che il voto sulle mozioni sulla Palestina potrebbe slittare per la richiesta di fiducia che il governo si appresterebbe a fare sul decreto milleproroghe alle 15. In quel caso, sarà una conferenza dei capigruppo a rivedere il calendario dell’aula.
Tra i contrari alle mozioni c’è la Lega Nord: «Nessun riconoscimento dello Stato di Palestina in assenza di accordi bilaterali con Israele» spiegano i parlamentari del Carroccio che in queste ore hanno anche presentato una contro-mozione per «bandire ogni tentativo unilaterale dell’Anp di ottenere riconoscimenti ideologici», per «fermare Hamas, anche escludendo il movimento islamista dalla gestione degli aiuti nella striscia di Gaza», ma anche per «sostenere il dialogo Israele-Palestina», con la collaborazione di «Ue, Stati Uniti e anche della Russia». E un no alle mozioni arriva anche dall’ambasciata israeliana a Roma: «È chiaro che qualsiasi riconoscimento prematuro non farebbe altro che incoraggiare i palestinesi a non ritornare ai negoziati con Israele e allontanerebbe ulteriormente le possibilità di una pace».