ROMA – È terminata poco dopo le 13 la deposizione di Giorgio Napolitano davanti alla Corte d’Assise di Palermo, al processo sulla trattativa Stato-mafia.. Il Capo dello Stato ha testimoniato al Quirinale rispondendo alle domande “senza opporre limiti di riservatezza connessi alle sue prerogative costituzionali né obiezioni riguardo alla stretta pertinenza ai capitoli di prova ammessi dalla Corte stessa” precisa un comunicato del Quirinale.
Il Colle in una nota «auspica che la Cancelleria della Corte assicuri al più presto la trascrizione della registrazione per l’acquisizione agli atti del processo, affinché sia possibile dare tempestivamente notizia agli organi di informazione e all’opinione pubblica» dell’udienza. Nel corso della deposizione «Giorgio Napolitano ha riferito che, all’epoca, non aveva mai saputo di accordi» tra apparati dello Stato e Cosa nostra per fermare le stragi, ha spiegato Giovanni Airò Farulla, avvocato del Comune di Palermo, lasciando il Quirinale.
Il presidente Napolitano ha riferito di non essere stato mai «minimamente turbato» delle notizie su presunti attentati alla sua persona nel 1993. Questo «perchè faceva parte del suo ruolo istituzionale», ha raccontato invece l’avvocato Nicoletta Piergentili della difesa di Nicola Mancino. Il presidente della Repubblica avrebbe risposto anche ad alcune domande poste dal legale di Totò Riina. Il presidente della Repubblica «ha tenuto sostanzialmente a dire che lui era uno spettatore di questa vicenda», ha affermato l’avvocato dell’ex boss. Il legale dell’ex generale Mario Mori non ha posto domande al presidente della Repubblica «per rispetto istituzionale». Diverse fonti hanno spiegato che la parola «trattativa» non è mai stata usata.