L’AQUILA – Sulle notizie relative a presunte tangenti nella ricostruzione delle chiese distrutte dal sisma del 6 aprile 2009 prende posizione anche la Conferenza episcopale abruzzese e molisana (Ceam). Lo fa con una lettera aperta, firmata dal presidente monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne nella quale esprime “il convinto apprezzamento e la cordiale fiducia nei confronti della Magistratura e delle Forze dell’Ordine, impegnate a neutralizzare tentativi d’infiltrazione delinquenziale nelle ricostruzione post-sismica e, nel quadro della leale e corretta sinergia con le istituzioni civili – si legge nella nota – ci dichiariamo disponibili ad offrire la nostra collaborazione perche’ si faccia piena verita’ sulle notizie, comparse sulla stampa, che lasciano intravedere inquietanti manovre speculative e disgustosi giri di mazzette. Confermiamo, ancora una volta, il nostro impegno a contribuire alla rinascita strutturale, sociale e spirituale delle comunita’ colpite dal recente terremoto. Insieme a Papa Francesco condanniamo ogni forma di corruzione e affermiamo la volonta’ alla trasparenza e alla dedizione che non ammette complicita’ con il male”.
La Ceam spiega poi che “La nostra richiesta di vedere riconosciute le Diocesi abruzzesi come ‘soggetti attuatori’, indirizzata alcuni mesi fa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, e’ giuridicamente legittima e operativamente corretta, come e’ dimostrato dal fatto che questa stessa titolarita’ e’ stata pacificamente attribuita alle chiese delle Marche, dell’Umbria e dell’Emilia Romagna, colpite da analoghe calamita’ naturali. Da subito abbiamo pubblicamente e a piu’ riprese chiarito che tale richiesta era unicamente diretta a garantire alla comunita’ ecclesiale la possibilita’ di partecipare – come e’ suo diritto – ai tavoli di concertazione, dove vengono elaborate e prese le decisioni che riguardano il patrimonio ecclesiastico, di proprieta’ delle Diocesi”.
“In tale prospettiva abbiamo precisato che l’intento essenziale della nostra iniziativa ‘e’ quello di poter disporre di regole meglio definite e piu’ certe – recitano i comunicati di monsignor Petrocchi e della Ceam il 13 e il 14 gennaio scorsi – in grado di determinare con chiarezza modalita’, entita’ e tempi dei finanziamenti erogati per la ricostruzione del patrimonio ecclesiastico, sapendo di contribuire cosi’ alla rinascita spirituale, culturale e sociale delle nostre Citta’. Abbiamo, inoltre, rimarcato, in tutte le sedi, che, se la nostra domanda fosse stata accolta, avremmo, volentieri, rinunciato all’assegnazione degli incarichi e alla gestione diretta dei finanziamenti stanziati come anche delle successive cantierizzazioni”.
“Per questo – ricorda la Ceam – abbiamo esplicitamente chiesto l’introduzione di una nota che prevedesse la possibilita’ di attivare specifiche convenzioni con altri enti (es. Provveditorato alle opere pubbliche, Direzione regionale beni artistici e ambientali, Comune) per assegnare loro la gestione dei fondi erogati e degli appalti. Il fatto che, a nostra insaputa, siano stati messi in atto – come sembra – tentativi di strumentalizzare a fini disonesti la nostra richiesta – afferma monsignor Valentinetti – costituisce un atto grave che ci offende profondamente e suscita la nostra indignata riprovazione. Tuttavia, anche nell’ipotesi che la nostra richiesta di diventare ‘soggetti attuatori’ non venisse accolta riteniamo urgente e indispensabile studiare nuovi percorsi normativi, piu’ adeguati e articolati di quelli attuali: percio’ auspichiamo che vengano varati al piu’ presto dispositivi di legge idonei a consentire una rapida e trasparente ricostruzione degli edifici sacri (di proprieta’ delle Diocesi), che costituiscono un prezioso patrimonio ‘identitario’ come anche fondamentali centri di aggregazione e luoghi di interesse turistico-culturale”.