FIRENZE – Quattro arresti, 50 indagati, cento perquisizioni. Gli appalti pubblici tornano nel mirino della magistratura. Tra gli arrestati dell’ultima inchiesta c’è anche Ercole Incalza, ex capo della Struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (in pensione dal dicembre scorso).
L’accusa dei pm è di corruzione. Tangenti in cambio di appalti pilotati. Oltre a Incalza, l’altro personaggio chiave dell’inchiesta è l’imprenditore Stefano Perotti. Nelle carte torna più volte anche il nome del ministro Maurizio Lupi. Tra gli indagati c’è anche l’ex eurodeputato Vito Bonsignore. E l’importanza della Struttura Tecnica di Missione è ben rappresentata in una conversazione telefonica intercorsa il 16 dicembre 2014 proprio tra il ministro Lupi ed Ercole Incalza.
Lupi, infatti, a fronte della proposta di soppressione di tale struttura o di passaggio della stessa sotto la direzione della Presidenza del Consiglio arriva a minacciare una crisi di governo: «… vado io guarda … siccome su questa cosa … te lo dico già … però io non voglio … cioè vorrei che tu dicessi a chi lavora con te che senno’ vanno a cagare! … ho capito! … ma non possono dire altre robe! … su questa roba ci sarò io lì e ti garantisco che se viene abolita la Struttura Tecnica di Missione non c’è più il Governo! … l’hai capito non l’hanno capito?!».
Dalle prime ore di questa mattina, i carabinieri del Ros hanno eseguito, a Roma e Milano, l’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della Procura della Repubblica di Firenze, nei confronti dei 4 indagati per corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti ed altri delitti contro la pubblica amministrazione. Contestualmente sono in corso, in diverse regioni italiane, perquisizioni di uffici pubblici e sedi societarie riconducibili agli oltre 50 indagati.
Tutte le principali Grandi opere – in particolare gli appalti relativi alla Tav ed anche alcuni riguardanti l’Expo, ma non solo – sarebbero state oggetto dell’ «articolato sistema corruttivo» messo in piedi dalle persone arrestate ed indagate dalla procura di Firenze e dai carabinieri del Ros. Le indagini sono coordinate dalla Procura di Firenze, perché tutto è partito dagli appalti per l’Alta velocità nel nodo fiorentino e per il sotto-attraversamento della città. Da lì l’inchiesta si è allargata a tutte le più importanti tratte dell’Alta velocità del centro-nord Italia ed a una lunga serie di appalti relativi ad altri Grandi Opere, compresi alcuni relativi all’Expo.
«Effettivamente, Stefano Perotti», l’imprenditore arrestato, «ha procurato degli incarichi di lavoro a Luca Lupi», figlio del ministro Maurizio Lupi. Lo scrive il gip di Firenze nell’ordinanza di custodia cautelare per i quattro arrestati. Il gip annota che il 21 ottobre 2014, uno degli indagati, Giulio Burchi, «racconta anche al dirigente Anas, ing. Massimo Averardi, che Stefano Perotti ha assunto il figlio del ministro Maurizio Lupi». Ci sono anche i regali che gli arrestati avrebbero fatto al ministro delle Infrastrutture e ai suoi familiari: un vestito sartoriale e un Rolex da 10mila euro al figlio, in occasione della laurea. A regalare il vestito al ministro sarebbe stato Franco Cavallo, uno dei quattro arrestati oggi che secondo gli inquirenti aveva uno «stretto legame» con Lupi tanto da dare «favori al ministro e ai suoi familiari».
L’esecuzione dei provvedimenti ha interessato le province di Roma, Milano, Firenze, Bologna, Genova, Torino, Padova, Brescia, Perugia, Bari, Modena, Ravenna, Crotone e Olbia. L’attività investigativa era stata avviata nel 2013 per accertare ulteriori presunti illeciti nella gestione degli appalti per la realizzazione del “Nodo TAV” di Firenze e del sotto-attraversamento della città.