TORINO – Colpevoli di aver incendiato i macchinari, ma non di terrorismo, «perché il fatto non sussiste», tutti condanni a 3 anni e sei mesi e al pagamento di 5mila euro di multa, per gli altri reati, in particolare per la detenzione di armi da guerra e danneggiamenti seguiti da incendio. Claudio Alberto, 23 anni, Niccolò Blasi, 24 anni, Mattia Zanotti, 29 anni, Chiara Zenobi, 41, i quattro attivisti No Tav dell’area anarco-insurrezionalista, erano accusati di aver messo a segno un attentato contro il cantiere dell’Alta Velocità con «finalità di terrorismo», utilizzando molotov, bengala e bombe carta. Una donna ha urlato «terroristi siete voi». Delle parti civili solo Ltf ha ottenuto il diritto a un indennizzo, che è stato negato all’Avvocatura dello Stato e a un sindacato di polizia che si era costituito parte civile. Alla lettura del dispositivo decine di simpatizzanti e attivisti No Tav presenti in aula bunker hanno urlato «libertà» e anche «buffoni».
Prima di lasciare la cella dell’aula bunker, i quattro hanno stretto a lungo le mani dell’avvocato Claudio Novaro, che ha capeggiato il pool dei legali difensori. «L’accusa di terrorismo era manifestamente infondata. È una vittoria su tutta la linea – ha poi detto Novaro -. Era la pena che auspicavamo. Avevo detto ai miei clienti che sotto i 4 anni sarebbe stata una vittoria».
I fatti, per i quali la corte d’Assise presieduta dal giudice Pietro Capello e Paola Trovati a latere, era chiamata a decidere, risalgono al 2013, alla notte a cavallo del 13e 14 maggio, quando un gruppo di persone incappucciate attaccò il cantiere provocando l’incendio un compressore, all’imbocco del tunnel esplorativo, con all’interno una dozzina di operai al lavoro. I pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo avevano chiesto nove anni e mezzo di pena per ognuno.