TORINO – La corte d’Appello di Torino ha confermato 38 condanne su 47 imputati, ritoccato alcune pene e concesso attenuanti generiche. Così hanno deciso i giuridici di secondo grado riesaminando gli scontri con le forze dell’ordine del 3 giugno e il 27 luglio 2011, quando le ruspe «sfrattarono la libera repubblica della Maddalena» per prendere possesso dei terrena da destinare ad area di cantiere. «Nel complesso la costruzione accusatoria ha tenuto, e soprattutto non è stata accolta l’attenuante per aver agito per motivi di particolari valori morali e sociali, elemento di discrimine tra chi ha agito con violenza e chi si è limitato a protestare democraticamente contro l’opera».
Così ha detto il Procuratore Generale Francesco Saluzzo lasciando l’aula, dopo la lettura della sentenza, tra i cori dei No Tav presenti in aula. «Parzialmente soddisfatti per la sentenza, leggeremo le motivazioni. Ci soddisfa perché è incanalata in un percorso corretto rispetto alla sproporzione della sentenza di primo grado. Positivo che i giudici abbiano accolto le nostre richieste sul riconoscimento delle attenuanti generiche» ha detto Claudio Novaro, uno degli avvocati del legal team.
Ampia la discussione finale del procuratore Saluzzo, in fase di repliche, sulle motivazioni ideologiche del movimento, con cui ha invitato i giudici a non giustificare comportamenti del genere: «Violenti, antidemocratici e antilibertari» col rischio di «avvicinarsi pericolosamente ai livelli delle Farc».
Il magistrato, dopo avere affermato che «la lotta del movimento contro il Tav può avere valenza sociale ma deve svolgersi nel perimetro della legge», ha parlato dell’esistenza di «frange e gruppuscoli che hanno fatto della violenza un sistema che gira per l’Italia e l’Europa ma non ha nulla a che vedere con le legittime manifestazioni di protesta».