L’AQUILA – Fabrizio Cimino, ingegnere, dapprima accusato di omicidio colposo plurimo per omissioni sui restauri 2002. è stato assolto. In particolare Cimino nel corso dei lavori che ha diretto non avrebbe notato palesi criticità del palazzo di via D’Annunzio all’Aquila. “Finalmente è finito un incubo – ha commentato Cimino – oggi la Corte d’Appello di Perugia mi ha assolto per non aver commesso il fatto. Un grazie al grande Avvocato Stefano Rossi”.
L’ingegnere, da sempre residente all’Aquila, è stato coinvolto per anni in uno dei più importanti processi della maxi inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila sui crolli del terremoto del 6 aprile 2009, quello di via D’Annunzio, dove morirono 13 persone.
A Cimino, dopo una prima condanna in tribunale a 3 anni di reclusione, giunta il 20 febbraio 2014, la Corte d’Appello aquilana aveva ridotto la pena a 1 anno e 10 mesi il 23 settembre 2015. Ma alla luce della sentenza della Cassazione, il processo di secondo grado è stato ricelebrato oggi da un’altra Corte d’Appello, quella competente di Perugia, che con un nuovo esame dei fatti lo ha assolto per non aver commesso il fatto.