NORCIA – Il decreto con misure per affrontare l’emergenza dopo il terremoto con la formula “salvo intese” è pronto. Il documento è stato approvato oggi in Consiglio dei ministri. In sostanza il testo si sta ancora limando negli ultimi dettagli. A quanto si apprende contiene la nuova definizione del cratere del sisma e provvedimenti su agricoltura, scuola e beni culturali anche con l’obiettivo di snellire la macchina della burocrazia. Il testo dovrebbe essere pubblicato lunedì in Gazzetta Ufficiale.
Intanto la terra nel Centro Italia continua a tremare. Sono state circa 75 le scosse di terremoto (di magnitudo non inferiore a 2) registrate dalla mezzanotte tra Marche, Umbria e Lazio. Secondo i rilevamenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), la più forte è stata a 00:24 con magnitudo 3.4 ed epicentro vicino Preci (Perugia) e Castelsantangelo sul Nera (Macerata). Non si hanno al momento segnalazioni di nuovi crolli. Ieri nello stesso arco di tempo le scosse in zona erano state oltre 105, tra cui una di magnitudo 4.8.
Le nuove scosse di terremoto e la prima pioggia che trasforma in fango la terra nelle tendopoli sono segnali che aggravano il peso dell’urgenza delle decisioni, non solo per gli sfollati a fare i conti col futuro prossimo, ma anche per Matteo Renzi, chiamato a dare col suo Governo risposte decisive.
Non è solo una questione di tende o di alberghi, ma anche di risorse vere e soddisfacenti da trovare, cosa possibile liberandosi da vincoli europei non sostenibili in questo frangente. Ed il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha ricordato che «il governo ha stanziato le somme necessarie» per fare fronte all’emergenza, «per un totale di 130 milioni» mentre per la ricostruzione sono previsti «266 milioni per il 2016 e 200 milioni per il 2017».
Renzi ha incalzato anche ieri l’Unione Europea affinché alleggerisca la morsa sull’Italia, che è chiamata a varare interventi straordinari per la prevenzione antisismica, un lavoro che dovrà durare anni, richiede costi ingenti e va avviato prima possibile.
«Per Casa Italia metteremo i soldi necessari», ha promesso Renzi ai futuri ingegneri del Politecnico di Milano. Ed «è impensabile che per la stabilità della Ue, crollino le scuole», ha anche criticato Bruxelles sottolineando che «l’Italia non è la Bella addormentata nella Ue». Messaggi di un premier che rivendica per il Paese un protagonismo nelle scelte, quanto meno perché imposto dall’emergenza.
In queste ore nelle aree del terremoto va in scena il film consueto e mesto degli sfollati e di chi ha perso molto o tutto: il recupero degli oggetti nelle aree a rischio, la sistemazione di emergenza (alberghi, seconde case, tendopoli dove si cammina nel primo fango verso l’inverno, ancora in auto oppure in camper), l’attesa per decisioni che vengono dall’alto, l’angoscia più o meno celata per nuove scosse.
Nel Maceratese devono smaltire la paura per quella forte della notte. Paura che si aggiunge a paura. Sul lato umbro, all’apparenza placatosi, si tenta di riorganizzare la vita sociale ed economica. A Norcia e Cascia è stata riallestita in campi l’assistenza sanitaria pubblica con ambulatori, sale di riabilitazione, addirittura gli alpini hanno portato una «radiologia da campo» dove fare raggi X e ecografie. Assicurare i servizi ai cittadini è un lavoro imponente e in questa fase gli ostacoli sono ovunque. La stessa viabilità è difficile: strade importanti sono chiuse per frane, cadute massi e altri pericoli e si deve transitare per angusti valichi di montagna.