L’AQUILA – Inizieranno tra oggi e domani gli interrogatori delle 14 persone appartenenti al gruppo “Avanguardia Ordinovista” che stavano progettando omicidi, stragi di extraxcomunitari, rapine per arrivare al sovvertimento dello Stato che l’ideologo dell’organizzazione, il 93enne Rutilio Sermonti (indagato), definiva “fantoccio”. L’operazione e’ stata portata a termine ieri dal Ros dopo un lavoro certosino fatto di intercettazioni varie ma soprattutto per l’apporto decisivo di due appartenenti al Reparto operativo speciale dei carabinieri che erano riusciti ad infiltrarsi nel sodalizio di estrema destra.
Il gip del tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare chieste dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo, ha disposto che gli interrogatori avvengano per rogatoria. Gli arrestati sono reclusi tra le carceri di Pescara, Teramo e Chieti. Davanti ai giudici compariranno, tra gli altri, Stefano Manni, ex sottufficiale dei carabinieri, 48enne originario di Ascoli Piceno ma residente a Montesilvano, considerato il capo indiscusso del gruppo eversivo, e la sua convivente, Marina Pellati, che faceva proseliti tramite la pagina di facebook “Nuovo centro studi Ordine Nuovo” interagendo con nomi falsi. Manni, che era stato congedato dall’Arma per infermita’ dopo oltre un decennio di servizio attivo, vanta un legame di parentela con Gianni Nardi che negli anni Settanta fu tra i maggiori esponenti di Ordine Nuovo.
Nel mirino degli indagati, che avevano in animo anche di entrare in politica con un proprio partito, politici, soprattutto quelli senza scorta, magistrati, attentati tramite ordigni in prefetture, questure, sedi di equitalia ma anche metropolitane delle principlai citta’ italiane.
“Quattro cinque colpi ben assestati – dice Manni in una intercettazione – per far capire che si fa sul serio”. Nella strategia del gruppo clandestino, particolarmente xenofobo, anche quella di far saltare in aria il mercato multietnico di Pescara, attiguo alla stazione centrale e attuare una strage di extracomunitari che risiedono in gruppi numerosi in alcuni stabili del capoluogo adriatico. “E poi che Dio li abbia in gloria”, dice Manni conversando telefonicamente con la pavese Tiziana Agnese Mori che nei confronti degli immigrati nutre un odio viscerale. Oltre agli arrestati (11 in carcere e tre ai domiciliari) l’inchiesta conta altri trenta indagati.