CHIETI – Circa quattrocentomila mila metri cubi di rifiuti sono sotto sequestro. A questi bisogna aggiungere tredici mezzi pesanti, la perquisizione di tredici imprese tra Pescara, Chieti, Milano e Roma ed il sequestro per equivalente di circa tre milioni di euro. Cinque le misure cautelari personali oltre alla notifica di diciotto avvisi di garanzia. Tutti questi numeri riguardano l’operazione Terre d’oro, condotta dalle prime ore di questa mattina, dalla Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila.
I reati contestati sono attivita’ organizzata per il traffico illecito di rifiuti speciali e discarica abusiva. Quattro imprenditori sono stati oggetto della misura cautelare degli arresti domiciliari ed uno della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare imprese.
Perquisite dalla mobile di Pescara anche casa e ufficio del sindaco di Chieti Umberto Di Primio, tra Francavilla al Mare e il capoluogo teatino. L’indagine per corruzione è relativa alla realizzazione del “Megalò 3” e vede indagato anche il sindaco di Chieti.
Si tratta di un fascicolo stralcio dell’inchiesta sul traffico illecito di rifiuti condotta stamani dal Corpo forestale dello Stato che ha gia’ recapitato quattro arresti ai domiciliari. ‘Megalo’ 3′, e’ un progetto di sviluppo del grande centro commerciale di Chieti Scalo. Oltre a Di Primio gli altri indagati in questo filone di inchiesta, sempre per corruzione, sono: Michele Colistro, segretario generale dell’Autorita’ dei bacini, oggetto di perquisizioni a casa e negli uffici, in una serie di ditte, tra L’Aquila e Roma, ed Enzo Perilli, titolare della ‘Akka’, legata al progetto di Megalo’, presunto corruttore, anche lui perquisito tra Montesilvano, Chieti, Napoli e Roma. I pm che coordinano l’inchiesta sono David Mancini e Fabio Picuti, della Procura distrettuale antimafia dell’Aquila.
Partendo da una segnalazione che riguardava il presunto smaltimento illecito dei rifiuti che si e’ concretizzato con gli arresti di stamani, la Forestale si e’ imbattuta in una vicenda piu’ ampia che riguardava lo sfruttamento di alcuni terreni nell’area vasta dove sorge il Megalo’ e dove sono previste nuove speculazioni edilizie. Nell’ambito di questo stralcio di indagine si sarebbero poi seguite alcune piste che farebbero pensare a corruzione per alcuni lavori. Gli investigatori lavorano da mesi sulla vicenda che sarebbe partita da alcune denunce circostanziate e documentate.
Il procedimento penale che vede coinvolto il sindaco di Cheti per il reato di corruzione e’ diverso rispetto a quello che stamani ha portato all’operazione denominata ‘Terre d’oro’, con l’esecuzione di 5 misure cautelari, una serie di sequestri e perquisizioni. Entrambi i procedimenti, in carico agli stessi pubblici ministeri, hanno in comune un indagato, vale a dire Perilli. La squadra mobile di Pescara e il Corpo forestale, che hanno cominciato ad indagare su di lui partendo da un altro filone di indagine, avrebbero rilevato, tra l’altro, degli elementi di responsabilita’ in merito allo smaltimento illecito di rifiuti (tra marzo 2010 e aprile 2013), incrociando cosi’ l’attivita’ di indagine relativa all’altro procedimento, quello sfociato nell’operazione ‘Terre d’oro’. Per l’ipotesi di corruzione, secondo la ricostruzione degli investigatori, Perilli avrebbe corrotto il sindaco di Chieti e il funzionario regionale con la promessa di utilita’ economiche, per la realizzazione di ‘Megalò 3′, e in questo caso i fatti su cui si sta indagando partono dal mese di aprile 2013.
Nell’operazione sono impegnati circa 100 forestali, 30 pattuglie operative e un elicottero del Corpo forestale dello Stato. L’attivita’ di polizia giudiziaria è coordinata dal comando provinciale di Pescara, sotto la direzione della Direzione distrettuale antimafia dell’ Aquila.