CITTA’SANT’ANGELO – – Più che una collina adesso sembra un paesaggio lunare. Un cratere grigio enorme, alberi anneriti, macerie sparse per chilometri. E fumo. Incendi. Olivi in fiamme a centinaia di metri. Una scintilla forse, un errore umano, non si sa: è saltata in aria così intorno alle 10.30 la fabbrica di fuochi d’artificio Di Giacomo, vanto iridato del settore in Abruzzo, celebrata e conosciuta tanto da partecipare ai prossimi mondiali di Valmontone.
Un boato terrificante, creato da almeno 10 tonnellate di polvere pirica che ha subito ucciso tre persone della famiglia Di Giacomo, il titolare Mauro, 45 anni, e il fratello Federico, 39, più l’altro parente Roberto, 50 anni. E mentre su mezza provincia pescarese un immenso e impressionante fungo ‘atomico’ biancastro si alzava nel cielo, la tragedia non si era ancora compiuta definitivamente: ambulanze, vigili, soccorsi e vigili del fuoco, sirene e elicotteri si avviavano verso Villa Cipressi, frazione agricola di Città S.Angelo, strada provinciale 49, verso la collina in fiamme, e con loro anche Alessio, il figlio 22enne di Mauro. La devastazione e la tragedia erano evidenti, sconvolgenti, case sventrate, mura polverizzate. Si cercano ancora i corpi. Il presidente della Repubblica Giogio Napolitano ha mandato un messaggio di cordoglio e continua a seguire con apprensione le operazioni dio soccorso.
Alessio Di Giacomo, 20 anni, figlio del proprietario della fabbrica, è il solo delle vittime ad essere stato riconosciuto. E’ stato soccorso dopo la prima esplosione dal personale del 118. Gli è stato detto di stare lontano dalla zona interessata al boato, ma lui ha comunque voluto raggiungere l’area ed è stato investito dalla seconda esplosione che lo ha travolto. “Siamo arrivati sette minuti dopo lo scoppio – ha raccontato il dottor Cherubini -. È stato come vedere una scena di guerra con lapilli e materiale ricaduto fino a quattro chilometri. Ho visto un ragazzo che mi é corso vicino e gli ho detto di allontanarsi. Dopo non l’ho visto più”.
Fra i feriti ci sono quattro vigili del fuoco, uno è grave ed è stato trasferito con l’elisoccorso all’ospedale civile di Pescara. Secondo le prime informazioni, è stato investito dalle macerie della seconda esplosione della fabbrica. Il vigile era con la camionetta a 20 metri dal fabbricato. Ha riportato fratture e un trauma grave all’addome.
È stata trovata illesa un’anziana di 92 anni che in un primo tempo era stata data per dispersa nel crollo della fabbrica. L’anziana, nonna di Alessio Di Giacomo, era in un’ala che ha resistito all’urto ed è stata portata nel piccolo ospedale da campo della Misericordia di Pescara. Illesa anche la badante della donna, che è stata portata in salvo dai carabinieri del radiomobile di Montesilvano prima della seconda esplosione.
Il fratello di Mauro è “Salvo per caso”. Ora è in lacrime dinanzi alla tragedia. Adriano oggi, invece, di stare a fianco ai fratelli Mauro e Federico era andato in centro a Città Sant’Angelo per una visita medica. “Non avevamo operai – ha detto – era un’azienda familiare la migliore d’Abruzzo”. Adriano non riesce a capacitarsi: “Avevamo rifatto tutto da capo, era tutto nuovo. Belle coperture, tutte coibentate, muri da 40 centimetri. So che Mauro si stava preparando perché doveva andare a Chieti, stava lavorando sulle ‘bombe’ già chiuse, ma il nostro era un ambiente fresco e all’avanguardia. Non so proprio darmi una spiegazione”. Sul luogo del disastro è arrivato anche il genero di Federico Di Giacomo, Loris, il quale ha confermato che “la fabbrica era tra le più in regola per perfezione e pulizia. Anche io ho fatto questo lavoro, e tutti sappiamo che i discorsi sulle tragedie sono all’ordine del giorno: sai quando inizi – ha concluso -, non sai se finisci”.
La Procura di Pescara, ha riferito il procuratore aggiunto Cristina Tedeschini, ha aperto un fascicolo per incendio colposo, disastro colposo e omicidio colposo forse plurimo, considerato che ci sono tre dispersi. L’area è stata sequestrata. Si tratta, è stato spiegato, anche di un’area di deposito giudiziario: qui venivano depositati i botti illegali sequestrati dalle forze dell’ordine. “La zona continua a essere pericolosa e va bonificata. I tempi previsti per la bonifica sono di 3-4 giorni e bisogna tenere conto che c’è un deposito di polvere pirica pericolosissima non coinvolto dall’incendio. È una ditta antica e molto seria”, ha detto Tedeschini.Per spegnere i roghi che da questa mattina sono in corso dopo l’esplosione della fabbrica di fuochi d’artificio, sono arrivati anche elicotteri e un Canadair.
Il questore di Pescara, Paolo Passamonti, ha spiegato che cinque case matte sono andate completamente distrutte. “Una collina” distrutta, “come se ci si dovesse costruire sopra”, ha commentato parlando della estensione del rogo. “La casa matta non esiste più”, ha aggiunto. L’esplosione della fabbrica di fuochi d’artificio a Pescara, richiama alla mente l’incidente avvenuto ad Arpino, in Ciociaria, il 12 settembre del 2011, in cui morirono 6 persone. “L’intera città di Pescara si stringe al dolore della comunità di Città Sant’Angelo per l’immane tragedia che ha colpito la cittadina. Una famiglia conosciuta peraltro anche a Pescara, per la quale ogni anno garantiva lo straordinario spettacolo dei fuochi pirotecnici in occasione delle celebrazioni di Sant’Andrea”. Lo ha detto il sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia.
Codacons chiede verifiche in tutta Italia. oggi – osserva l’associazione di consumatori – si sono registrati in Italia 14 esplosioni all’interno di fabbriche di fuochi d’artificio, con 42 vittime accertate, senza contare i decessi provocati dall’incidente odierno. Un numero di morti impressionante che fa sorgere più di una domanda sul fronte della sicurezza”. Il mondo dei fabbricatori di fuochi di artificio racchiude una realtà fatta di teoria, storia, regole e tradizione secolari. Come nel caso della fabbrica esplosa questa mattina, le aziende pirotecniche sono tutte a conduzione familiare.
Non esistono libri che spieghino come si fabbricano o come si sparano i fuochi d’artificio, tutto è racchiuso nelle mura di cinta della fabbrica: le teorie, le formule, i segreti, una tradizione orale, visiva e manuale inaccessibile a tutti e che si trasmette soltanto di padre in figlio. I materiali che si impiegano nelle lavorazioni non sono mai qualitativamente puri al 100 per cento: in laboratorio le formule sperimentate sono sempre ‘matematicamente’ esatte, ma sul campo i fattori esterni influenzano sempre il risultato.