PESCARA – Tra le persone ascoltate per la vicenda dell’Hotel Rigopiano, oggi è toccato ad Antonio De Vico, sindaco di Farindola dal 1995 al 2004 e dal 2009 al 2014. De Vico, assistito dalla sorella Raffaella, avvocato del foro di Roma, è indagato insieme all’attuale sindaco Ilario Lacchetta, all’ex sindaco Massimiliano Giancaterino, al tecnico comunale Enrico Colangeli e al geologo Luciano Sbaraglia, per omicidio colposo, lesioni plurime colpose e crollo colposo, in relazione all’attività omissiva, legata alla mancata adozione del nuovo piano regolatore generale del Comune di Farindola e alla mancata convocazione della commissione valanghe, riunitasi l’ultima volta nel 2005.
“La commissione valanghe del Comune di Farindola, dal 2005, non si è riunita più- ha detto – perché non ci sono state più segnalazioni di allerta da parte della Forestale e della Prefettura, come invece era avvenuto in passato, quando la commissione era stata regolarmente riunita e da me personalmente istituita”.
E poi ha aggiunto: “A monte ci sono responsabilità gestionali, e non politico-amministrative, da parte della Regione Abruzzo, che ha approvato una legge per la realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli da valanga, poi rimasta nei cassetti” ha detto ancora De Vico.
“Quanto alla vicenda del piano regolatore – aggiunge l’ex sindaco di Farindola – si sarebbe fatto di più sul piano del completamento e della trasformazione delle strutture alberghiere. La lunga gestazione del Prg – prosegue De Vico – è dovuta in primo luogo alla vocazione allo sviluppo sostenibile di Farindola, dove quindi c’era poco da edificare, poi alle difficoltà legate alle questioni personali, come ad esempio è stato per i contadini ai quali dava fastidio l’area artigianale, e infine perché nel 2004 completammo il piano regolatore ma arrivò lo stop del Pai (Piano di Assetto Idrogeologico)”.
“L’impegno dei datori di lavoro, all’Hotel Rigopiano, è stato apprezzabilissimo, ma hanno dimostrato di non sapere gestire la neve. Io suggerii un gatto delle nevi invece delle lussuose stanze dannunziane”. “Il giovane sindaco Lacchetta ha fatto tantissimo e ha subito molte pressioni – ha aggiunto De Vico – Io forse, da persona più esperta, avrei valutato la possibilità di chiudere le strade, anche se erano i gestori dell’albergo a potere e dovere rinunciare a una settimana di guadagni”.