PESCARA – Le trivelle tornano alla ribalta della cronaca. Ora, infatti, le Regioni resteranno fuori dalle decisioni che contano su permessi di ricerca di estrazione del gas e del petrolio. Ignorate le recenti sentenze della Corte Costituzionale.
Con decreto del 9 agosto il Governo ha approvato un nuovo Disciplinare-tipo per il rilascio e l’esercizio dei titoli minerari per la ricerca e l’estrazione di gas e petrolio senza coinvolgere le Regioni.
Eppure nella sua sentenza 198/2017, la Corte Costituzionale aveva affermato che spetta allo Stato e, per esso al Ministro dello sviluppo economico, adottare le norme che concernono il rilascio dei titoli per ricerca ed estrazione di gas e petrolio, ma che questo deve avvenire sulla base di un adeguato coinvolgimento delle Regioni. Il solo caso in cui il Governo ha inteso tener conto della giurisprudenza della Corte è quello delle modalità di conferimento del titolo concessorio unico verso cui le stesse compagnie petrolifere non nutrono alcun interesse.
“Pur sapendo di non poterlo fare, il Mise ha agito senza tener conto dell’esistenza delle Regioni – dichiara Enrico Gagliano, cofondatore del Coordinamento Nazionale No Triv-. Si tratta di un atto gravissimo: il Governo evidentemente non ha metabolizzato il risultato del Referendum costituzionale e continua a non volersi sedere al tavolo con le Regioni quando si tratta di decidere di energia. Dalle Regioni ci aspettiamo ovviamente una risposta ferma e risoluta”.
“In materia ormai il Governo fa quello che vuole” – afferma il Prof. Enzo Di Salvatore, costituzionalista e redattore dei sei quesiti referendari No Triv-. “Questo modo di fare, del tutto incurante dell’esito del referendum del 4 dicembre 2016, delle norme inserite nella Legge di Stabilità 2016 a seguito della campagna referendaria No Triv, e delle decisioni della Corte, si traduce in uno schiaffo al principio di legalità costituzionale e alla leale collaborazione che dovrebbe informare i rapporti tra enti territoriali. Nei prossimi giorni analizzeremo punto per punto il nuovo decreto; resta il fatto che agire in questo modo è da irresponsabili, giacché apre ad un nuovo braccio di ferro tra lo Stato e le Regioni”.
Per il Coordinamento Nazionale No Triv la strada è già tracciata: quello che si chiede è che le Regioni ricorrano al Tar Lazio entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto e promuovano un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale.