
SPOLTORE – Ci sono voluti 22 anni, ma alla fine la verità è venuta a galla. Una tragica verità. Era il 1990 quando ci fu la scomparsa di una donna a Spoltore, il suo nome era Teresa Bettega. La squadra mobile del capoluogo adriatico ha riaperto il caso. La donna sarebbe stata uccisa dal marito, Giulio Cesare Morrone, che ha confessato le proprie responsabilità ed e’ ritenuto responsabile di omicidio volontario.
Teresa all’epoca aveva 35 anni, di un anno piu’ grande del marito. Si allontanò almeno apparentemente dalla sua abitazione di Santa Teresa di Spoltore dove viveva con il marito e due figli minorenni. Era il 22 marzo. Negli archivi il caso era classificato, fino a due mesi fa, come scomparsa. Furono le sorelle di Teresa Bottega, trascorsi alcuni mesi dalla ultima volta che la videro, a sporgere denuncia. Il marito, sentito alla epoca dalla Polizia, si limitò a confermarne la sparizione, parlando di un rapporto coniugale incrinato, caratterizzato da un precedente allontanamento della donna, al punto da rendere plausibile la ipotesi di un abbandono del tetto coniugale.
Il caso è stato riaperto circa due mesi fa, grazie a un testimone indiretto, informato di alcuni particolari della vicenda da un sacerdote al quale diversi anni prima Giulio Morrone ha raccontato, non in sede di confessione, di aver ucciso la moglie. Il testimone ha interessato gli inquirenti che, riscontrata la fondatezza della notizia, hanno riaperto il caso. Decisivo e’ stato lo studio preliminare del profilo psicologico del sospetto assassino affiancato ad un lavoro di contestualizzazione socio-familiare degli avvenimenti.
Tutto cio’ ha consentito di orientare efficacemente la strategia di indagine, al punto tale da indurre l’uomo, dopo una iniziale negazione degli addebiti, ad ammettere, nel corso di una drammatica confessione di fronte alla polizia e alla autorita’ giudiziaria, di essere la autore della omicidio e di essersi disfatto, quel giorno stesso, del corpo della moglie, scaricato in un corso da acqua in provincia di Ferrara, località in cui si stanno ora concentrando le attenzioni degli investigatori per individuarne i resti.
All’indagine ha partecipato personale specializzato della Unita’ Delitti Insoluti del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, lo stesso che ha investigato sulla omicidio di Elisa Claps e, piu’ recentemente, sul duplice omicidio di Elisabetta Grande e Maria Belmonte, i cui corpi sono stati rinvenuti in una villetta di Castel Volturno.
L’omicidio sarebbe avvenuto in casa della coppia al culmine di una lite, e la donna sarebbe stata strangolata dal marito il quale poi si sarebbe disfatto del corpo, ai margini di un corso d’acqua, scaricandolo a Bondeno (Ferrara), dove sarebbe arrivato in auto guidando come ad un automa. Il rapporto tra i due era contraddistinto da continue liti e maltrattamenti fisici a carico della donna per cui nel 1990 passo’ la versione dell’allontanamento volontario anche perche’ non c’erano grossi elementi su cui indagare. Giulio Cesare Morrone, che viene descritto come un tipo esuberante e con altre donne, si sarebbe confidato dopo l’omicidio con un sacerdote il quale a sua volta ha riferito dell’uxoricidio, in maniera generica, a una terza persona ed e’ stato questo testimone a rivolgersi alle forze dell’ordine dieci anni fa per la prima volta, ma gli elementi su cui indagare erano insufficienti – ha aggiunto il vice dirigente Dante Cosentino. In tempi piu’ recenti, due mesi fa, la notizia si e’ arricchita di circostanze e si e’ saputo sempre dal testimone che il presunto assassino era un piccolo imprenditore, un installatore di impianti elettrici e antifurti e che aveva perso il figlio. In questo modo, incrociando tutti i dati a disposizione, si e’ risaliti a Giulio Cesare Morrone e alla scomparsa di sua moglie.
Il presunto assassino, che nel frattempo si e’ molto avvicinato alla chiesa, e’ stato ascoltato dagli investigatori e dopo una forte resistenza iniziale e a seguito di un suo colloquio con il sacerdote, ha ammesso le proprie responsabilita’ e con lui e’ stato anche effettuato un sopralluogo in provincia di Ferrara ma non e’ stato in grado di indicare il punto dove avrebbe abbandonato il cadavere. Sono stati ascoltati testimoni e familiari di Teresa che era la prima di sei figli, quattro femmine e due maschi, e aveva due figli: uno aveva 11 anni quando si sono perse le tracce della donna ed e’ morto successivamente in montagna e un’altra, che allora aveva 13 anni, e oggi vive a Pescara con la famiglia. Ora la mobile punta a trovare il corpo, che potrebbe essere riemerso dal fiume ma potrebbe essere rimasto senza nome da allora fino ad oggi.