COCULLO – File chilometriche in autostrada e un fiume di gente a Cocullo per il rito dei serpari. Il consueto appuntamento ha richiamato oltre ventimila persone in paese che hanno partecipato alla festa di San Domenico Abate.
Le celebrazioni si sono aperte con la messa officiata dal vescovo della diocesi di Sulmona-Valva Angelo Spina, presenti in chiesa il sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli, la senatrice Stefania Pezzopane, il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso con i sindaci della Valle Sagittario e della Valle Peligna. Poco dopo mezzogiorno il santo è uscito dalla chiesa ed è stato circondato dai serpari che hanno posto le serpi intorno alla testa e al busto della statua.
Le serpi vengono catturate da mani esperte, per una tradizione che si tramanda di padre in figlio, almeno un mese prima della festa. Le serpi, di specie non velenose, vengono custodite in cassette di legno. Accanto alla statua del santo due ragazze con abiti tradizionali portano sulla testa un cesto con cinque pani sacri chiamati “ciambellani” in memoria di un miracolo. Questi pani vengono donati per antico diritto ai portatori della sacra immagine e del gonfalone. La processione si è fatta largo a stento tra la grande folla.
La leggenda che accompagna la tradizione vuole che il santo, cavandosi un dente e donandolo alla popolazione di Cocullo, fece scaturire una fede che andò a soppiantare il culto pagano della dea Angizia, protettrice dai veleni tra cui quello dei serpenti. Altro segno tradizionale è quello dei devoti che tirano con i denti la campanella della cappella di san Domenico, all’interno della chiesa omonima. Questa usanza servirebbe a proteggere i denti dalle malattie. Subito dopo la processione le serpi sono state liberate, come di consueto, per essere restituite al loro habitat naturale.