“Non penso. Lascio fluire, faccio parlare il cuore!”. Parole di Marcionita Do Valle Viera, brasiliana di Rio, che vive e lavora a Francavilla al Mare. Una voce nuova nel panorama lirico letterario di questo nostro tempo inquieto. E subito alle prime letture siamo pervasi e avvolti in quelle velate malinconie, figlie legittime, di quel sentire solo brasiliano e unico al mondo, quel moto cardiaco che chiamano “saudade” al contempo narrante e inesprimibile che appare all’orizzonte della malinconia: è il canto della vita, l’armonia dell’esserci, il ritmo cardiaco.
E’ tutto questo la sintesi geniale della silloge “Musipoetando” che la stessa poetessa ha pubblicato nel 2005 (Prospettiva editrice, Roma). Poesia fuori dalle etichette di comodo, stravolge schemi e significati, ma anche osservatrice struggente del mondo davanti a sé, quel mondo del suo intimo pensare, popolato da “loucos-pazzi, Errantes-vagabondi, Amantes-amanti”, in una parola una umanità dolente, forse sconfitta, ma che nella scrittura geniale di Marcionita, diventa armonico canto di voci e controvoci. Un coro, dunque, intriso di limpidezza lirica che a tratti evoca, seppur in modo velato, lontani abbandoni di un qualcosa della propria vita, appunto la – saudade – inno da sempre dell’intimità “brasileira” e allora la sacralità della parola diventa “un samba”, una gioia di vivere, una bandiera ma nella saggezza lirica di Marcionita che, è poeta nel senso più cristallino del termine.
Il suo sentire poetico è un gioco cromatico, lo stesso di una pittura a tinte tenui, ma vitali, è una giostra armonica di chitarre suonate dal sibilo lieve del presente, figlio legittimo di una memoria mai sopita e vissuta che dà senso all’anima, dunque coscienza, che tende le mani all’immaginazione che vive in quel futuro che dispettoso monello sfugge sempre. Questa è la sensazione che il lettore attento sa leggere nei versi di Marcionita.
Ma la lettura va oltre, ritrova un cosmo, sempre pronto a dare infinite latitudini, sempre gravido di galassie armoniche che scandiscono i ricordi, gli attimi, a volte ombreggiati di oblio, altre volte intrisi di malinconiche certezze. Si, la vita che scorre, che va, un nome sopito nel tempo, uno sguardo mai fatto, una parola non detta.
Eppure, Marcionita è il poeta genuino che vive il suo tempo, da protagonista, non del mondo “intellettuale”, molto spesso ipocrita, ma per il suo piccolo-immenso mondo del cuore e della memoria e ne parla con l’orgoglio elegante dei tramonti e della prepotenza delle albe, e le vibrazioni della giovinezza. Un racconto in poesia allora, ma ritmato nella prosa che si tinge di eternità, che trattiene al suo fianco e ne fa poesia cristallina, per poi donarla agli uomini, che dopo la lettura di un suo verso non sono più gli stessi.
URANUS