L’AQUILA – Spunta l’ipotesi di affitti gonfiati per i locali provvisori dell’Università dell’Aquila. Il Gup Marco Billi, al termine dell’udienza preliminare, ha disposto il rinvio a giudizio per tre indagati di abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila sulle presunte locazioni maggiorati dei capannoni dove sono state ricollocate le facoltà dopo il sisma del 6 aprile 2009.
Si tratta di Ferdinando Di Orio, rettore dell’ Universita’, Filippo Del Vecchio, direttore amministrativo dell’epoca, e Marcello Gallucci, legale rappresentante della societa’ Gallucci Srl, titolare del capannone in passato sede della Optimes, fabbrica di cd fallita prima del sisma, dove attualmente si trovano ospitate le aule della ex facolta’ di Ingegneria. Il processo è stato fissato per il 3 ottobre. L’Ateneo, ritenuto parte lesa dal pm, ha deciso ieri, dopo una riunione del Consiglio di amministrazione, di non costituirsi parte civile nel processo.
In apertura dell’udienza, il rettore ha chiesto ed ottenuto di rendere spontanee dichiarazioni, lasciando poi la parola al suo legale Giovanni Marcangeli. E’ stato poi il turno del legale Stefano Rossi, che assiste Del Vecchio, e infine di Ascenzo Lucantonio per Gallucci. Rigettata la richiesta di costituzione come parte civile del professor Sergio Tiberti, ex consigliere d’amministrazione dell’Ateneo. “Il Rettore – ha detto l’avvocato Marcangeli del Foro di Avezzano – ha reso delle spontanee dichiarazioni in maniera commossa, sostenendo che il proprio intento era quello di fare l’interesse degli studenti e della stessa citta’, spingendo affinche’ i corsi interrotti per l’evento sismico ripartissero al piu’ presto possibile, presso l’unica sede disponibile”. Passando poi alle contestazioni, sempre l’avvocato Marcangeli ha sostenuto che “non sussiste alcun reato visto che tutte le procedure erano lecite”. Infine parlando dell’assenza della parte civile, il legale ha evidenziato come del “caso” giudiziario sia stato interessato anche il Tribunale civile e la stessa Corte dei Conti. Tutti e tre gli imputati erano presenti in aula.
Secondo l’accusa, l’affitto annuo previsto nel contratto di 6 anni (rinnovabile per altri 6) e’ lievitato da 715 mila euro a 1,24 milioni mentre i lavori di adeguamento sono stati gonfiati da 3,6 milioni piu’ Iva a 5,7 milioni. Sempre secondo l’accusa, il contratto fu stipulato in assenza di un’attenta analisi di mercato da parte dell’ente per individuare la soluzione piu’ conveniente e in mancanza di una stima dell’Agenzia del territorio.