L’AQUILA – Per cinque dipendenti dell’Università dell’Aquila l’accusa è di truffa aggravata ai danni dello Stato. I cinque avrebbero timbrato il cartellino per poi svolgere le proprie faccende. L’indagine è stata affidata ai carabinieri, le cui conclusioni investigative hanno portato la Procura dell’Aquila a chiudere le indagini preliminari ipotizzando responsabilità a carico di cinque dipendenti dell’ateneo.
Gli “artifici e raggiri” con i quali avrebbero attestato falsamente il loro stato in servizio hanno indotto l’amministrazione -secondo l’accusa- a contabilizzare la retribuzione in ore non effettivamente lavorate, nelle quali i cinque stavano svolgendo tutt’altre faccende.
I reati sarebbero stati commessi da gennaio a marzo di quest’anno, proprio nel periodo in cui i “furbetti del cartellino” erano al centro dell’attenzione e della indignazione dell’opinione pubblica, per l’entrata in vigore delle disposizioni della ministra Madia che ne rendono possibile il licenziamento da parte delle Pubbliche Amministrazioni: normativa che non si esclude possa trovare applicazione in questa vicenda, nel caso ovviamente le accuse vengano confermate. I carabinieri hanno acquisito prove con vari mezzi per “incastrare” i cinque furbetti.
Le difese degli indagati adesso hanno venti giorni di tempo per interloquire con la Procura per presentare memorie difensive, dopo i quali partiranno dal Pm le eventuali richieste di rinvio a giudizio o di archiviazione.