SULMONA – Per loro ora l’accusa è di usura e tentato omicidio. Si tratta di quattro componenti dello stesso nucleo familiare di etnia Rom, che avrebbero praticato tassi di interesse per i prestiti superiore al 20%. A chi non rispettava il pagamento delle rate venivano minacciate, o -in un caso di specie- effettivamente messe in atto ritorsioni violente. E ‘ proprio una rata non pagata ad aver determinato il grave episodio del 19 settembre scorso, per il quale è stato contestato ad una donna del clan il reato di tentato omicidio.
Si tratta della violenta aggressione ai danni della proprietaria di un autolavaggio che opera sul territorio comunale di Sulmona. L’imprenditrice ricevette la visita inaspettata da parte di una signora che l’ha aggredita, colpendola con una chiave inglese in più parti del corpo. All’ospedale di Sulmona le venne assegnata la prognosi di ben 50 giorni. Al pestaggio assistette anche un cliente del lavaggio, che però ritirò nei giorni successivi la propria testimonianza, probabilmente intimidito dal clan. Le indagini degli investigatori dell’Anticrimine e del Commissariato di Sulmona hanno portato stamani all’esecuzione delle misure cautelari a carico delle due rom che parteciparono all’episodio e di altri due loro familiari. Si indaga per altri episodi di usura riferibili alla famiglia indagata.
Ad arrestare i quattro componennti della famiglia di etnia Rom, residente a Sulmona – madre, figlia, genero e nipote – è stata la squadra anticrimine del commissariato su ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale di Sulmona Marco Billi. Le accuse sono di usura per tutti e quattro e tentato omicidio aggravato dalla crudeltà per Sonia Di Rosa, 45 anni. Gli altri arrestati sono Bruno Spinelli (43), marito della donna, il figlio Luigino Spinelli (22), e la madre della donna Liliana Morelli (69).
Nello specifico tutto è accaduto il mese scorso quando Sonia Di Rosa si è recata ad un autolavaggio di Sulmona pretendendo dalla titolare la restituzione di un prestito di tremila euro del 2016 che secondo il suo punto di vista doveva essere consegnato in quel momento. Alla giustificazione della donna che aveva già provveduto ampiamente a restituire il denaro – in due anni e mezzo avrebbe consegnato alla famiglia circa 18 mila euro a fronte di tremila euro che era l’originale prestito – la Di Rosa ha afferrato una chiave inglese a croce colpendo ripetutamente la proprietaria dell’autolavaggio procurandole ferite alla testa e alle braccia con una prognosi di 50 giorni.