BUSSI SUL TIRINO – Sono oltre 40o mila metri cubi di sostanze tossiche, materiale di scarto dell’industria chimica ad aver contaminato le falde acquifere, per anni passate indisturbate nelle condotte fino ai nostri rubinetti, fino all’inchiesta del Corpo Forestale del 2007, alle successive, per alcuni tardive, analisi dell’Arta e alla decisione di interrompere la distribuzione idrica.
Ora il rapporto della Commissione presieduta dall’onorevole del Pd Alessandro Bratti andrà a costituire un altro fondamentale passaggio in questa ormai decennale vicenda che viaggia su due binari: quello giudiziario con il processo a carico dei dirigenti della Montedison in Corte d’Appello a L’Aquila, e quello della bonifica nelle mani del dirigente per le bonifiche e risanamento del Ministero dell’Ambiente, Laura D’Aprile.
Ma troppo tempo è passato sia sul fronte giudiziario, con un processo finito in mille peripezie, sia sul fronte della necessaria bonifica. Su questo punto il contenuto della relazione é chiaro, con precisi riferimenti al fallimentare metodo di gestione dell’attività commissariale e sul quale tutti, tra coloro che sono intervenuti, hanno convenuto, dal sindaco di Bussi Lagatta che ha parlato di discarica già nota dal 1972, al presidente della Regione D’Alfonso, a Gennaro Zecca di Confindustria a Gianni Cordesco in rappresentanza delle sigle sindacali.
Roberto Cocco, di Arta, ha snocciolato gli inquietanti dati delle analisi, mentre Laura D’Aprile, massima autorità, in rappresentanza del Ministero dell’Ambiente, nella gestione dell’emergenza, ha parlato di una gara per bonifica e reindustrializzazione delle discariche 2A e 2B, già avviata su una risorsa già disponibile di poco meno di 45 milioni di euro, somma, ha ricordato D’Alfonso, non sufficiente per risolvere definitivamente il problema, mentre sull’attività di caratterizzazione c’é ancora da completare il quadro per colpa di alcuni soggetti privati che non hanno ancora fornito la richiesta documentazione.