ROMA – La proposta di legge Richetti sull’abolizione dei vitalizi dei parlamentari è passata alla Camera. Il testo, approvato a Montecitorio con 348 voti a favore, 17 contrari e 28 astenuti, passa ora al Senato. Cori e applausi in Aula subito dopo l’approvazione della pdl Richetti sui vitalizi. La presidente, Laura Boldrini, ha ammonito così i deputati a osservare «il giusto decoro»: «Capisco la gioia, ma vi invito a trattenere le espressioni di giubilo».
È stato sui tempi del via libera al provvedimento che si è consumato lo scontro tra M5S e Pd. Il deputato 5 Stelle, Danilo Toninelli, ha accusato il Pd e anche i deputati di altri gruppi «conniventi con il Partito democratico» di fare «ostruzionismo» e di «violare così l’accordo che diceva che oggi entro le 14 la pdl sui vitalizi sarebbe stata legge. Mi pare che l’accordo sia stato violato» ha sostenuto Toninelli. Piccata la replica del capogruppo Pd, Ettore Rosato: «La faccia tosta deve avere una certa dimensione sennò diventa imbarazzante… Stamattina sono stati i deputati M5S ad intervenire in continuazione e ora questo intervento di Toninelli, quando tutti stanno intervenendo sugli emendamenti, riapre il dibattito… Siete voi che non volete votarlo. Noi vogliamo votarlo entro oggi», ha concluso.
Addio ai vitalizi anche per gli ex parlamentari e quindi ricalcolo delle pensioni con criterio totalmente contributivo; applicazione della legge Fornero ma solo a partire dalla prossima legislatura; sanzioni per le Regioni che non si adegueranno ai principi contenuti dalla legge.
Viene esteso, nei confronti dei parlamentari in carica e di quelli futuri, il sistema previdenziale contributivo vigente per i dipendenti pubblici. Ai fini della determinazione del trattamento previdenziale i parlamentari sono assoggettati al versamento di contributi previdenziali trattenuti d’ufficio sull’indennità parlamentare; nel caso in cui i parlamentari optino per il trattamento economico in godimento presso l’amministrazione di appartenenza, in luogo dell’indennità parlamentare, possono chiedere di essere ammessi al versamento di contributi, allo scopo di ottenere la valutazione del mandato parlamentare ai fini previdenziali. In tal caso, le trattenute si effettuano sulle competenze accessorie.
La proposta prevede che il nuovo sistema, interamente contributivo, si applichi integralmente non solo ai parlamentari in carica, ma anche a quelli già cessati dal mandato che percepiscono gli assegni vitalizi: «Le disposizioni della presente legge si applicano agli eletti in carica alla data di entrata in vigore della medesima legge, a quelli eletti successivamente a tale data, nonché a quelli cessati dal mandato precedentemente».
Per avere diritto alla pensione il parlamentare deve avere esercitato il mandato per almeno 5 anni. La frazione di anno superiore a 6 mesi è computata come anno intero ai fini della maturazione del diritto, fermo restando il versamento per intero dei contributi. Le pensioni saranno calcolate secondo i principi della legge Fornero ma solo a partire dalla prossima legislatura: quelli eletti nella prossima legislatura quindi (sempre che tale legge sia approvata in via definitiva al Senato) percepiranno la pensione come tutti gli altri lavoratori a 66 anni e 7 mesi. Mentre per i deputati dell’attuale e delle scorse legislature valgono le regole della rifoma del 2012 che prevede 65 anni per una sola legislatura e 60 anni per chi ne ha più di una.
Il ricalcolo interamente su base contributiva dei vitalizi dei parlamentari non potrà «in nessun caso essere applicata alle pensioni in essere e future dei lavoratori dipendenti ed autonomi». La norma tiene conto della «difformità tra la natura ed il regime giuridico dei vitalizi e dei trattamenti pensionistici comunque denominati dei titolari di cariche elettive e quelli dei trattamenti pensionistici ordinari». In pratica si precisa che queste regole valgono soltanto per i parlamentari e non per le altre categorie di lavoratori.
Anche le Regioni ora si dovranno adeguare ai principi della legge. Per quelle inadempienti è prevista la sanzione di un taglio del 50% delle somme previste nei bilanci delle Regioni per questa voce.