VILLANOVA DI CEPAGATTI – Non si trova più Roberto Di Santo, 58 anni, originario di di Roccamontepiano, l’uomo che due giorni fa ha dato fuoco ad un’auto a Villanova di Cepagatti, in via Piemonte, e poi ha realizzato e posizionato un ordigno con due bombole di Gpl per far saltare in aria una palazzina. Di Santo era “arrabbiato” con i condomini dello stabile con cui aveva dei problemi anche perché stava eseguendo dei lavori di ristrutturazione in uno degli appartamenti, di proprietà della sorella e, a quanto pare, non riusciva a portare avanti bene la sua attività. Per questo ha prima bruciato il mezzo e poi ha messo a punto l’ordigno.
Fortunatamente ci hanno pensato i Carabinieri del Gis a disinnescarlo. Uomini che che il comando generale dell’Arma ha fatto arrivare nel pescarese su richiesta del comando provinciale. Per queste operazioni e’ stato necessario allontanare quattro famiglie che vivono nella zona e chiudere la statale 602. L’ordigno e’ stato scoperto dopo l’incendio dell’auto. I carabinieri, arrivando sul posto, hanno trovato un cd con un videomessaggio in cui Di Santo, oltre a parlare dei massimi sistemi davanti alle bombole di Gpl (lasciate chiuse dall’uomo), minacciava di far saltare tutto in aria.
Di lui si sono perse le tracce, cosi’ come del suo camper e della sua auto. I carabinieri non sono ancora riusciti a rintracciarlo ma nel suo messaggio annuncia che si presenterà tra dieci giorni. Dei tre appartamenti della palazzina che Di Santo voleva far saltare in aria, uno solo e’ abitato. Ospita una famiglia di tre persone e sarebbero state proprio loro ad avere problemi con l’attentatore, anche se lui nel videomessaggio dice di non voler far del male a nessuno. L’ordigno esplosivo era potenzialmente pericolosissimo, per i carabinieri. Stando alle immagini del videomessaggio e’ stato realizzato con due bombole di gas Gpl tra loro collegate e che Di Santo sostiene di aver potenziato.
Proprio come di solito accade nei film, pensando di farlo esplodere l’uomo aveva creato un collegamento con dei sensori acustici e di movimento, inoltre aveva collegato tra di loro gli infissi della stanza con dei cavi di rame e per completare il congegno aveva utilizzato anche una batteria. I militari dell’Arma hanno preso in considerazione tutte le possibili ipotesi, prima di entrare in azione, anche perche’ non si esclude che la stanza fosse satura, al loro arrivo sul posto, per cui sarebbe bastata una scintilla per provocare l’esplosione, anche se le bombole era chiuse. I Gis hanno fatto esplodere delle cariche aprendo tre varchi, per consentire la dispersione del gas – se ce n’era – e hanno impedito cosi’ l’attivazione del congegno.
Comunque il lavoro degli esperti e’ ancora in corso, per capire quale fossero le potenzialita’ dell’ordigno, che e’ stato trovato demolito, per cui si attende una perizia dettagliata. I mezzi di Di Santo di cui si sono perse le tracce sono una Toyota Starlett e un camper Leyland. Le provincia di Chieti, dove gravitava facendo lavoretti saltuari, e’ stata passata al setaccio in questi due giorni senza esito, come quella di Pescara. Di Santo è senza fissa dimora e con precedenti penali. Per lui adesso si profila il reato di tentata strage.