ROMA – Via libera del Consiglio dei ministri al decreto che cancella completamente i voucher. L’effetto però non sarà immediato, infatti, come ha spiegato ieri il premier è stata prevista una fase transitoria «per evitare impatti negativi», in pratica dall’entrata in vigore del decreto chi ha comperato i buoni lavoro potrà utilizzarli sino alla fine dell’anno. Dal 2018 poi saranno aboliti del tutto.
In parallelo il cdm ha ripristinato anche la responsabilità solidale negli appalti, altra questione finita nel mirino della Cgil . In questo modo il referendum convocato per il 28 maggio è completamente superato ed il governo può tirare un sospiro di sollievo.
«Dividere il pese tra chi demonizza lo strumento dei voucher e chi ne voleva circoscrivere i limiti sarebbe stato solo un errore per l’Italia – ha spiegato Paolo Gentiloni -. Ora con questa decisione si libera il tavolo da una discussione ideologica che non ci avrebbe aiutato e che non ridimensiona ma conferma il nostro impegno per regolare in modo moderno e avanzato il mercato del lavoro. Lo faremo individuando uno strumento all’altezza che possa dare una risposta a questa esigenza».
«Abbiamo deciso che per affrontare questi temi era più facile abrogare la norma e ripartire dal confronto già in corso con sindacati e imprese» ha spiegato a sua il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Che non sottovaluta il problema del lavoro nero, ma spiega: «Con l’abolizione dei voucher il rischio di aumento del lavoro nero esiste. Ma non dimentichiamo che il lavoro nero è vietato. Dobbiamo partire dall’idea che le imprese devono fare le cose secondo la legge ed è doveroso pensare che i rapporti di lavoro vengano regolati dai contratti di lavoro».
Mentre tutto il mondo delle imprese, da Confindustria a Coldiretti protesta, la Cgil con Susanna Camusso canta vittoria. «Ma non era in corso una gara con la Cgil – spiega il ministro in conferenza stampa – il problema era regolare al meglio queste materie». Detto questo «non è previsto un cambio di passo nelle politiche del governo sul lavoro perché il voucher non era materia del jobs act, affrontiamo un tema che doveva essere affrontato».
A breve il governo dovrà dunque trovare una alternativa ai buoni lavoro, sia per offrire uno strumento alle famiglie per retribuire i piccoli lavoretti occasionali, sia per assicurare alle imprese un utile strumento di flessibilità. Una ipotesi, in quest’ultimo caso, potrebbe prevedere un allargamento della possibilità di utilizzare il «job on call», il lavoro a chiamata, oggi limitato ai giovani con meno di 24 anni e agli over 55. «Avevamo la risposta sbagliata ad una esigenza giusta e all’esigenza ora ci rivolgeremo con un confronto già nelle prossime settimane con le parti sociali e con il Parlamento» ha spiegato Gentiloni «Individueremo strumenti efficienti e moderni per regolare il lavoro saltuario e temporaneo».